Oddio che nostalgia sto articolo cosa vedere a Marsala. Temo che stavolta mi dilungherò un po’ in foto e in post perché Marsala e Trapani, per quanto poco io possa aver visto in una settimana di villeggiatura “spaccano”. Ci sono posti deserti e un mare meraviglioso, per non parlare del vino e del cibo.
I voli per arrivare a Trapani sono economici, a patto di non fare come la sottoscritta che ha voluto una valigia solo di scarpe e creme. Non ci stavano manco nei 15 kg di bagaglio a stiva Ryanair. Che poi…beh, si sono rivelate inutili – chevvelodicoafare – c’erano tutt’altri impegni dei tacchi alti e del beauty. Tipo dove mangiare, ma sopratutto cosa bere e quali cantine visitare o quali luoghi non lasciarsi sfuggire. Ci sono anche Volotea o Easyjet e altre low cost, da Palermo in un’ora si è già arrivati. Consigliata l’auto a noleggio, io mi sono trovata bene con Sixt.
Andiamo con calma: intanto qui sopra una simpatica visuale dell’accoglienza avuta. Cena sotto la palma, tramonto in piscina, dintorni ameni con tanto di laghetto e casa in tipico stile siciliano. Vedete bene, il tetto è un optional! Poi, c’erano gli ottimi capetruzzi, dicesi ravioli fritti con dentro ricotta e cioccolato da abbinare ad un marsala Targa di Florio, oggi parte del gruppo Duca di Salaparuta. Slurp!
Qualunque passo tu muova in quel di Marsala i Florio ci sono sempre. Furono i primi a seguire la moda inglese e a produrre, proprio a due passi dal porto, quel vino liquoroso e fortificato che delizia il palato, ma che oggi forse non è più tanto di moda. Manco farlo apposta, infatti, ho trovato online il mio soggiorno al baglio di Donna Franca. Giuro che ignara del fatto che fosse la residenza estiva proprio della sposa di Ignazio Florio. Ma di questo ne parleremo più avanti. Oggi il baglio, praticamente un edificio con corte, è diventato relais. Tutto intorno vigne, parte dell’omonima azienda biologica diretta da Giacomo Ansaldi, già enologo delle cantine Fazio.
Marsala, anche se ha oltre 80.000 abitanti ha un centro storico raccolto, veramente bello da vedere. Qualche negozio, il municipio, la cattedrale, ma soprattutto il mercato: il pesce ha tutt’altra faccia di quello che siamo abituati a vedere qui tra le Dolomiti, ovviamente. Anche la verdura, i formaggi, le mandorle, la pasta… Insomma, merita un giro. All’esterno poi c’è una finestra che si affaccia dietro porta Garibaldi dove assaggiare il pane e panelle (una sorta di frittata data di farina di ceci fritta) tipicamente siciliana. Oppure la rianata trapanese, cioè una pizza alta che non ha mozzarella, ma con aglio, acciughe e pecorino e un’abbondante spolverata di origano.
Non è finita qui, per proseguire il viaggio vai alla seconda parte.
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